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L’infatuazione e la disillusione
sabato 6 marzo 2010
Come è possibile che l’amore posa svanire, lasciandosi dietro una nube di delusioni, frustrazioni e rancori?
Come è possibile che una coppia possa passare dall’illusione alla delusione, dall’incanto al disincanto, dall’appagamento all’insoddisfazione?
L’infatuazione è stata spesso paragonata ad un disturbo psicologico; la derivazione dal termine latino fatuus ne indica l’affinità con il concetto di follia. L’atteggiamento della persona innamorata, continuamente assorta in immagini e pensieri relativi all’amato, rimanda spesso a certi aspetti dell’ossessione. L’infatuazione, tuttavia, svolge una funzione essenziale nella relazione d’amore; essa, infatti, crea quel legame che spinge la coppia all’impegno di un rapporto.
La molla che fa scattare l’infatuazione varia notevolmente da individuo ad individuo, in relazione ai suoi particolari bisogni psicologici, alle sue preferenze ed ai suoi gusti. Nonostante tale varietà personale, vi è una notevole universalità di vedute sulla natura dell’infatuazione. I pensieri sulla persona amata e la sua immagine ne sono la forza trainante; benché le emozioni d’amore siano spesso molto vistose e facilmente osservabili, a guidare questi sentimenti è la visione che si ha dell’altro.
La prospettiva dell’amante infatuato è un’ idealizzazione; egli ha un’immagine fortemente mitizzata dell’altro, tale da oscurarne ogni aspetto sgradevole o negativo.
Questo è un elemento molto pericoloso dell’infatuazione tipica dei primi stadi dell’innamoramento. Essa, infatti, seppur non intenzionalmente, favorisce l’inganno; crea nella coppia una fusione di interessi, perfino di identità, che induce a sviluppare aspettative elevate ed irrealistiche nei confronti dell’altro. Queste aspettative configurano un patto implicito, il cosiddetto patto coniugale, la cui rottura, in conseguenza di un comportamento che disattenda le attese del partner, porta a sentimenti di tradimento o di abbandono.
Ecco, dunque, comparire la dimensione della disillusione; i coniugi si sentono spesso legittimati, proprio per le aspettative strutturate nei primi momenti dell’innamoramento, ad avanzare pretese nei confronti dell’altro, e quando queste vengono disattese non possono che sentirsi traditi e frustrati. L’assenza di una virtù viene così tradotta nel suo opposto, il vizio; ciò che prima veniva identificato come sensibilità, altruismo o comprensione, ora diventa slealtà, egoismo ed intolleranza.
Il pensiero per opposti, del tipo “tutto o nulla” è molto comune nella coppia; quando l’investimento emotivo è così alto, è possibile scivolare con maggiore facilità in uno stile di pensiero primitivo come quest’ultimo.
Tuttavia è sempre possibile aiutare la coppia a superare difficoltà relazionali di questo tipo. Si possono ottenere grandi cambiamenti se si migliora la capacità di comunicare, ascoltando con maggiore attenzione ed esprimendo più compiutamente i propri desideri, affrontando i problemi con spirito di collaborazione. D’altra parte il semplice apprendimento di un nuovo modo di comunicare non sempre è sufficiente per far funzionare meglio una relazione. I partner devono riesaminare molte convinzioni negative alle quali sono tenacemente attaccati, convinzioni rigide ed assolutistiche del tipo “Se mio marito è puntuale, si dimostra una persona responsabile ed attenta, altrimenti dimostrerà di essere totalmente irresponsabile ed egoista”.
Per ottenere un vero cambiamento i coniugi devono riuscire a definir chiaramente quali comportamenti rappresentino per loro il riguardo, la gentilezza e il senso di responsabilità, comunicandoli all’altro, con l’obiettivo di ridurre la tendenza alla generalizzazione ed al pensiero dicotomico sopra descritto.
Attraverso la comunicazione chiara e diretta e l’incoraggiamento, i partner possono aiutarsi reciprocamente per imparare a fondere nuovamente i propri interessi con quelli del compagno, partendo però da una reale conoscenza dell’altro e non da aspettative irrealistiche e potenzialmente dannose.