ARTICOLI PUBBLICATI
ARTICOLI PUBBLICATI
IL SIGNIFICATO DELLA LIBERTA'
Nel mondo occidentale, pur con tutti i suoi limiti e le sue inadeguatezze culturali e sociali, la libertà è un valore assoluto, e in tal senso protetto e garantito ad ogni individuo. Essere liberi di poter fare qualunque cosa si voglia, nell'ovvio rispetto delle regole di convivenza e della libertà dell'altro, appare una condizione così familiare e quotidiana della nostra vita da risultare paradossalmente scontata.
Eppure, se chiedessimo alle persone che incontriamo quotidianamente se si sentano davvero “libere”, esse non saprebbero bene cosa rispondere. O probabilmente risponderebbero in maniera negativa.
La libertà, infatti, non può essere una dimensione univoca, intesa soltanto in un'accezione giuridica; essa è, prima di tutto, un concetto psicologico ed emotivo.
La maggior parte degli esseri umani non si sente realmente “libera”; tutti noi viviamo in un contesto familiare e sociale che pone delle aspettative, degli standard di comportamento, spesso così rigidi e severi da risultare impossibili da sostanziare. Noi per primi, molto più spesso di quanto si immagini, poniamo delle pesanti attese verso noi stessi in relazione alle quali definire la nostra identità, il nostro ruolo nel mondo, e alla fine, la nostra stessa percezione di felicità.
Appare così aleatorio ritenerci liberi di scegliere in un mondo siffatto; avremo sempre l'impressione di essere asserviti a qualcos'altro, o a qualcun altro, imprigionati in circoli viziosi nei quali i nostri reali bisogni saranno sempre, inesorabilmente, insoddisfatti.
In realtà, vi è una forma ancora più subdola di limitazione della nostra libertà, che auto-infliggiamo a noi stessi: vivere secondo la “modalità del fare”, quando ci lasciamo guidare dal cosiddetto pilota automatico.
Quante volte lo facciamo nella nostra vita? Praticamente tutti i giorni; ogni volta che, identificata una discrepanza tra la realtà vissuta e quella desiderata, iniziamo a rimuginare su di essa, a pensarci e ripensarci, cercandone una soluzione quasi sempre impossibile da raggiungere. Quando la nostra mente è “settata” su una modalità come questa, ci sentiamo spinti da una tremenda e fortissima compulsione ad agire, a “fare qualcosa” a tutti i costi, sprofondati in un'ansia così intensa da apparire soverchiante. È sufficiente diventare consapevoli di una piccola discrepanza per finire tra le spire del pilota automatico, perdendo tutte le altre forme di consapevolezza; non viviamo più nel momento presente, ma altrove, in un incessante confronto con la felicità (fasulla) del passato e in una continua proiezione verso obiettivi futuri, da ottenere a qualunque costo, pena una disperazione senza fine.
La compulsione mina alle fondamenta la nostra libertà emotiva, la nostra stessa libertà di scelta. Agiamo spinti dall'ansia, e non per una reale decisione consapevole. Il pilota automatico sceglie in nostra vece, facendoci credere di farlo per il nostro benessere, ed invece spingendoci sempre più lontano da esso. In tal senso, al pilota automatico non interessa osservare e conoscere davvero il senso della discrepanza; tutto ciò che desidera è sbarazzarsene, qualunque cosa essa significhi nella nostra vita. Ma in questo modo sarà impossibile farvi fronte in maniera davvero efficace; la maggior parte delle discrepanze, in fondo, non possono essere affrontate, e comunque, non possono essere risolte nel momento stesso in cui esse compaiono sulla superficie del nostro cervello. Per questo il pilota automatico non fa che condannarci ad un disagio senza fine.
In realtà, tuttavia, abbiamo sempre la possibilità di scegliere cosa fare; anche se spesso ce ne dimentichiamo, possiamo in ogni momento della nostra vita scegliere di disattivare quel pilota automatico e riprendere in mano il “volante” dell'esistenza. La mindfulness ci può aiutare a diventare consapevoli della modalità del fare, e a decidere di disattivarla, rimanendo così ancorati al momento presente, vivendolo pienamente, per quanto l'ansia o il disagio possano apparirci troppo forti. Riuscire a provare a noi stessi che i nostri pensieri e le nostre emozioni non sono più “reali” di noi e della nostra vita, per quanto essi possano affermare il contrario, è il modo più forte ed immediato di riconquistare la libertà perduta.