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LO STRESS DA ESAME
L'esame di maturità alle porte ci permette di riflettere su una particolare forma di ansia da prestazione che colpisce la maggior parte degli studenti: lo stress da esame.
L'ansia della valutazione spesso accompagna i ragazzi nell'intero corso di studi, con un'intensità crescente sin dalla più giovane età; i disturbi da stress prestazionale si riscontrano con percentuali sempre più alte già nella scuola elementare.
Come possiamo affrontare questa particolare forma di stress, soprattutto a pochi giorni da una prova che, al di là della sua effettiva caratterizzazione, rimane per tutti l'esame con la “e” maiuscola, quello capace di realizzare definitivamente il passaggio all'età adulta?
Innanzitutto dobbiamo ricordare che lo stress è il tentativo di risolvere un problema che non ha soluzione, e che ciò che induce paura ed ansia è esattamente l'idea di “dover” raggiungere obiettivi irrealistici. Se abbiamo delle lacune molto gravi, magari conseguenti ad anni di difficoltà o di incomprensioni, non perdiamo tempo a tentare di riempirle in pochi giorni. Non solo sarebbe fatica sprecata, ma ci porterebbe a concentrarci soltanto su ciò che non sappiamo, sulle nostre debolezze, dandoci la sensazione di non sapere nulla, di non essere all'altezza del compito. L'ansia da prestazione, infatti, nasce proprio dalla convinzione di non poter raggiungere gli obiettivi che tutti si aspettano da noi; maggiore sarà la credenza di non essere pronti ad affrontare l'ostacolo, più grande esso apparirà ai nostri occhi, con la sensazione di poterne essere inevitabilmente schiacciati. Concentriamoci dunque sulle nostre qualità, su ciò che sentiamo maggiormente nelle nostre corde, allenandoci laddove sappiamo di poter primeggiare, o comunque di essere maggiormente adeguati. Affrontare un esame, qualunque esso sia, significa primariamente conoscere adeguatamente sé stessi, riuscendo ad essere consapevoli dei limiti, delle capacità e soprattutto delle risorse che possiamo sfruttare per affrontare il problema e risolverlo.
Sfruttare bene il tempo è un'altra caratteristica importante; per farlo, però, è ancor più necessario non perdersi nel tentativo di raggiungere obiettivi irrealizzabili, come quello di ripassare o di ristudiare tutto il programma degli ultimi anni, o di memorizzare tonnellate di informazioni in poche notti insonni. Organizzare il tempo significa porsi degli obiettivi realistici, con la consapevolezza che la memoria è un contenitore capiente ma non infinito, e che il cervello ha bisogno di tempo e di riposo per cristallizzare le informazioni. Per quanto importante, un esame non deve diventare l'unico pensiero ossessivo dei nostri giorni e delle nostre notti; l'ossessione rischia infatti di aumentare l'ansia e lo stress, facendoci perdere energie preziose in rimuginazioni perenni su noi stessi, su quanto saremo bravi o fallimentari, su quanto la nostra vita cambierà in base ai risultati che otterremo, in un vortice di domande che oltre a non poter essere “risolto”, aumenterebbe esponenzialmente la sensazione di inadeguatezza
Vi è, infine, un ulteriore aspetto di cui tenere conto: la tendenza alla catastrofizzazione, che accompagna sempre le situazioni d'ansia che affrontiamo nella vita. La paura di una situazione, infatti, è solitamente associata ad immagini terrificanti della stessa, e delle sue inevitabili conseguenze. In questa situazione, le persone intorno a noi, soprattutto i genitori che spesso hanno già affrontato esami nel passato, possono essere un aiuto fondamentale a “ristrutturare” questi pensieri catastrofici, aiutandoci a comprendere l'irrazionalità delle nostre aspettative. I genitori hanno in tal senso un ruolo di equilibrio davvero importante; se fossero essi stessi eccessivamente ansiosi, o “doverizzanti”, rappresenterebbero un' ulteriore fonte di stress per i loro figli, che sarebbero portati a rafforzare la loro idea di dover affrontare un ostacolo terribile, insuperabile, e dal cui esito declinare il loro futuro e la loro stessa definizione di individui.
E sulla scia di quanto sopra descritto, una piccola “massima” che può essere davvero utile nei momenti in cui l'ansia di non riuscire ci afferra alla gola, impedendoci di avere una visione realistica delle cose: “what a fool can do, any fool can do” (“quello che può fare uno sciocco, lo può fare qualunque sciocco”).