ARTICOLI PUBBLICATI
ARTICOLI PUBBLICATI
ESSERE RESPONSABILI
Vi è una profonda differenza tra la colpa ed il senso di colpa. Quando c'è la prima, non può esistere la seconda. E questo perché non possiamo identificare la colpa con l'errore. È davvero raro che una persona sbagli volontariamente. Solitamente cerchiamo di mettere in atto il comportamento che reputiamo migliore in quel particolare contesto; se nonostante tutto le nostre previsioni si rivelano sbagliate, o se le conseguenze delle nostre azioni si riflettono negativamente su altre persone, non occorre sentirsi colpevoli, proprio perchè non c'era l'obiettivo di fare del male, né di commettere il male. Basterebbe ammettere l'errore commesso, comprenderne il significato, ed utilizzare l'esperienza in maniera costruttiva piuttosto che (auto)distruttiva.
Eppure, se ci guardiamo intorno, è facile rendersi conto che sono proprio gli “estremi” i contesti di vita che viviamo più frequentemente. Le persone sperimentano profondi sensi di colpa, con conseguenze spesso terribili sulla loro salute fisica ed emotiva. E, dall'altra parte, a volte sembrano completamente incapaci di riconoscere i propri errori, di sapere accettare le critiche mosse dall'esterno, di mettere in discussione le proprie azioni e le conseguenze che essa hanno sugli altri.
Vi sono motivazioni complesse che portano a tali comportamenti. Una persona che vive continuamente nella convinzione di essere colpevole, per ogni evento negativo che capita a lei o alle persone intorno a lei, con grande probabilità presenta un potente schema di inadeguatezza, appreso in un contesto educativo giudicante ed oppressivo, nel quale ogni errore rappresentava una prova ulteriore di quanto fosse intimamente sbagliato come essere umano. Ha dunque appreso che sbaglia soltanto chi è incapace o inetto. Dunque non sa, né spesso saprà mai, quali siano i suoi veri limiti, né i suoi reali punti di forza, in un circolo vizioso nel quale non ci sono successi, ma solo colpi di fortuna.
Una tale inflessibilità psicologica è molto simile in quelle persone che non accettano mai la possibilità di commettere errori, e dunque di assumersene la responsabilità. Da un lato, ciò può derivare da un'educazione troppo lassista e permissiva, di cui si discute sempre più spesso, e che comporta l'incapacità di saper definire i propri limiti morali e sociali, e di correlare le proprie azioni a conseguenze che hanno sempre un prezzo da pagare. Adulti protettivi al limite della cecità hanno prodotto simili conseguenze educative, e sempre di più ci troveremo di fronte a giovani adulti “onnipotenti”, che crederanno di poter fare tutto senza dover mai rispondere di niente.
L'incapacità di ammettere i propri errori, tuttavia, può essere intimamente correlata anche ad un altro aspetto, altrettanto importante: la convinzione che il proprio punto di vista sia un “valore” condiviso da tutti, fondante la morale o l'etica del gruppo, e che dunque per questo motivo un'azione basata su di esso non possa essere sbagliata in senso assoluto. Questi soggetti hanno spesso una profonda rigidità morale e psicologica; questo fa sì che abbiano grandi difficoltà a comprendere o ad accettare che ci possano essere visioni del mondo differenti, e quando si scontrano con esse ne rimangono sorpresi. Potremmo dire che non riescono a sviluppare adeguatamente l'empatia, ovvero la capacità di riconoscere e comprendere le emozioni degli altri. Se una persona dovesse mostrare una reazione di dolore o di rabbia per un'azione da loro commessa, non riuscirebbero a cogliere i motivi profondi di quell'emozione. Non riuscirebbero a “vederli”, né a “sentirli”, lontani da loro anni luce. Per questo, non solo non ammetterebbero mai il loro errore, ma non riuscirebbero ad essere consapevoli di averne commesso uno. Il problema, infatti, non sarebbe né la loro azione, né tanto meno il loro ideale, per definizione giusto a prescindere, ma piuttosto la reazione dell'altro, così “strano” da non comprendere il valore del loro comportamento. L'incapacità di sapere contestualizzare gli eventi, di dare loro un significato differente in relazione alle situazioni o alle persone coinvolte, porta queste persone a non comprendere che le loro azioni hanno sempre delle conseguenze sugli altri. Ma non dobbiamo mai dimenticarci che, per quanto esse possano sembrare giuste, o adeguate, non possiamo davvero credere che abbiano lo stesso valore per tutti quelli che vivono intorno a noi.