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LA FORZA DEI PENSIERI
Qualche mese fa, un quartiere bene di Milano era stato teatro di una tragedia: un ragazzo di vent’anni aveva gettato la propria ex fidanzata dal balcone, per poi raggiungerla. Omicidio e (tentato) suicidio, nati da una rabbia ed una frustrazione che covavano da tempo nella mente del ragazzo per essere stato lasciato.
Abbandonato, nella sua interpretazione della realtà: una cattiveria che doveva essere vendicata nella maniera più crudele possibile, in modo che quella ragazza che l’aveva condannato alla solitudine ed al dolore fosse ripagata con la stessa moneta. Nel diario del giovane, ritrovato nei momenti successivi, diventava presto chiaro come tutto fosse stato preparato nei minimi dettagli; soprattutto, era stato descritto il motivo di un’azione così feroce: voleva che la sua ex ragazza si rendesse conto di quanto le stava per accadere, voleva che provasse terrore, affinché si rendesse conto di cosa significasse perdere tutto.
Follia? Certo, ci farebbe piacere poter classificare un’azione del genere, perpetrata da un ragazzo ai margini della sua vita adulta, come la conseguenza di una malattia mentale, figlia del disagio esistenziale, con il quale cerchiamo di spiegare ormai ogni cosa. Ovviamente, quel ragazzo, malgrado una vita agiata e ricca di opportunità, capace di ripagare un’infanzia difficile finita con l’adozione da parte di una coppia italiana, covava una profonda infelicità, un senso di inadeguatezza e di abbandono così radicato dentro di sè da influenzare la propria visione del mondo, di sè stesso e del proprio futuro.
Ma cos’altro ci insegna questa tragedia? Facciamo un piccolo passo indietro. Ormai sta prendendo sempre più piede un messaggio chiaro, che proviene dal counselling al coaching: i nostri pensieri possono cambiare la realtà intorno a noi, e dunque dobbiamo trovare un modo, uno strumento, attraverso i quali poterli controllare, poterli modificare. Ma è davvero possibile controllare i nostri pensieri? Riuscire a decidere cosa pensare e cosa no? Annullare i pensieri che ci disturbano? La risposta è semplice: no. Non possiamo scegliere quali pensieri avere; ma possiamo scegliere cosa fare con quei pensieri, se seguirli o riuscire a distanziarli, guardandoli semplicemente, decidendo di non agire in relazione ad essi. I pensieri sono semplici prodotti del nostro cervello; alcuni non hanno nessun significato, altri rispecchiano schemi cognitivi ed emotivi appresi nel corso dell’esperienza, trasformandosi così in giudizi o aspettative verso noi stessi, e gli avvenimenti presenti e futuri. Se forgiamo le nostre azioni e facciamo le nostre scelte comportamentali in relazione ai nostri pensieri, li rendiamo veri, reali, e quindi conferiamo ad essi una forza e un impatto sulle nostre vite che in realtà non hanno. Pensiamo a quanto descritto prima: quel ragazzo dolente deve aver continuato a pensare ossessivamente alla sua solitudine, e quei pensieri, resi più dolorosi dalle emozioni provate, sono diventati sempre più potenti, sempre più reali, fino a diventare un perfetto rispecchiamento della realtà circostante. E ad un certo punto, quei pensieri devono essere diventati nemici da combattere, da spazzare via in qualunque modo possibile, finanche cercando la morte per sè stesso e per gli altri.
Il messaggio secondo il quale è necessario apprendere delle tecniche magiche attraverso le quali poter “pensare nel modo giusto”, o poter scegliere quali pensieri far attraversare la nostra mente è totalmente fuorviante, finanche pericoloso. Se diamo così tanta importanza al contenuto dei nostri pensieri, saremo incapaci di distinguerli dalla realtà, e ne diventeremo vittime, siano essi positivi o negativi. E, non esistendo alcuno strumento che ci garantisca di non avere mai più pensieri negativi, se ci abituiamo a dare ad essi una così grande importanza, rimanendo invischiati nei loro contenuti, prima o poi ci perderemo inesorabilmente in circoli viziosi dolorosi, dai quali diventerà sempre più difficile liberarsi. La sola cosa davvero importante da fare è quella di imparare a distanziarsi dai pensieri, evidenziandone la parzialità, e soprattutto la differenza con ciò che è reale. La capacità di osservare tutti i nostri pensieri scorrere davanti ai nostri occhi, senza cercare di controllare o di modificarli, ci permette di disinnescare le consuete modalità di reazione ad essi, aiutandoci a contrastare gli schemi ed i significati che apprendiamo nel corso del tempo. Se smettiamo di usare tutte le nostre energie nel tentativo di manipolare e di controllare i nostri pensieri, possiamo iniziare a guardare la realtà circostante, ad imparare da essa, riconquistando la libertà di scegliere cosa vogliamo davvero.